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Sommergibile
"Capitano RaffaeleTatantini""

Tarantini800.JPG

Sommergibile oceanico della classe Liuzzi (dislocamento in superficie 1166 tonnellate, in immersione 1484). In guerra effettuò complessivamente 7 missioni, cinque in Mediterraneo e due in Atlantico, percorrendo in tutto 12.434 miglia in superficie e 1460 in immersione, trascorrendo cento giorni in mare ed affondando una nave mercantile di 3040 tsl.

 

Breve  e parziale cronologia.

 

5 aprile 1939

Impostazione nei cantieri Franco Tosi di Taranto.

 

7 gennaio 1940

Varo nei cantieri Franco Tosi di Taranto.

 

16 marzo 1940

Entrata in servizio. In aprile, durante le prove, s’immergerà sino a 110 metri di profondità, quota maggiore di quella contrattuale e di quelle raggiunte dalle unità gemelle durante le analoghe prove.

 

6 giugno 1940

Il Tarantini, al comando del capitano di corvetta Alfredo Iaschi, lascia Taranto nelle prime ore del mattino insieme ai gemelli Bagnolini e Giuliani ed al più piccolo Salpa, diretto a sud di Creta, per trovarvisi in missione al momento della dichiarazione di guerra. Il Tarantini navigherà insieme al Bagnolini fino alle 20.30 del 9, quando i due sommergibili si separeranno per raggiungere le rispettive aree.

 

10 giugno 1940

L’Italia entra nella seconda guerra mondiale. Il Tarantini, che con i gemelli Console Generale Liuzzi, Alpino Bagnolini e Reginaldo Giuliani forma la XLI Squadriglia Sommergibili del IV Grupsom di Taranto, si trova già in missione al largo di Gaudo, a sud di Creta. Formando uno sbarramento – insieme a Salpa, Bagnolini e Giuliani, a distanza di 20 miglia l’uno dall’altro – contro il traffico diretto verso i Dardanelli.

 

11 giugno 1940

Alle 19.20, mentre è immerso, lancia un siluro contro una petroliera valutata in 7000 tsl, ma l’arma, difettosa, non va a segno.

 

16 giugno 1940

Rientra a Taranto.

 

27 giugno 1940

Prende il mare, ancora al comando del capitano di corvetta Iaschi, per la sua seconda missione, da compiere nelle acque di Haifa.

28 giugno 1940

Attaccato da un aereo in Mar Ionio, mentre naviga in superficie, non viene danneggiato.

29 giugno 1940

Alle 4.55, mentre procede in superficie a sudovest di Capo Matapan, avvista un cacciatorpediniere britannico, probabilmente il Dainty, autore due giorni prima, con altre unità, dell’affondamento proprio del capoclasse Liuzzi, che alle 5.03 attacca con il lancio di un siluro. La nave evita l’arma con la manovra e contrattacca dando la caccia al Tarantini, che riesce però ad allontanarsi indenne.

3 luglio 1940

Giunge al largo della Palestina ed inizia a pattugliare l’area.

 

11 luglio 1940

Intorno alle 23, nel punto 33°12’ N e 33°38’ E,  nella zona «C» davanti al porto di Haifa, e 60 miglia a sud di Cipro, il Tarantini lancia infruttuosamente dei siluri contro la pirocisterna panamense Beme da 3040 tsl, appena uscita da Haifa in zavorra e diretta ad Istanbul per conto del Regno Unito, mancandola. Successivamente apre il fuoco con il cannone, la immobilizza ed infine la colpisce con un siluro dopo averla fatto abbandonare dall'equipaggio sulle lance. La Beme continuerà a galleggiare fino al 12 luglio, per poi affondare presumibilmente il 13; il suo equipaggio verrà tratto in salvo al completo.

 

12 luglio 1940

Si avvia sulla rotta di rientro. In seguito il Tarantini effettuerà altre due missioni in Mediterraneo, per poi essere destinato all’Oceano Atlantico.

31 agosto 1940

Lascia Trapani diretto in Atlantico.

 

10 settembre 1940

Attraversa lo stretto di Gibilterra, in parte in superficie, in parte in emersione. Successivamente raggiunge il proprio settore di pattugliamento, a nord delle Azzorre. Pattuglierà le acque tra le Azzorre, il Portogallo e Madera insieme ai sommergibili Comandante Faà di Bruno, Giuliani, Emo, Luigi Torelli e Maggiore Baracca.

 

29 settembre 1940
Lascia il settore d’operazione per raggiungere Bordeaux, ove è stata allestita la base atlantica italiana di Betasom.

 

5 ottobre 1940

Arriva a Bordeaux.

 

11 novembre 1940

Inizia la seconda missione atlantica, facendo parte del gruppo «Giuliani», Argo, Giuliani, Tarantini, Torelli, assegnati ad un settore ad ovest dell’Irlanda ed al largo della Scozia, compreso tra i paralleli 53°20’ N e 55°20’ N ed i meridiani 15° O e 20° O. Il sommergibile deve affrontare una violenta burrasca; poco dopo la partenza, all'uscita della Gironda, un’onda enorme ferisce gravemente il comandante in seconda, tenente di vascello Attilio Frattura, che non potrà più prestare servizio in plancia sino al termine della missione.

 

18 novembre 1940

Raggiunge il proprio settore d’agguato, a nordovest dell’Irlanda.

 

27 novembre 1940

Insieme al Giuliani ed ad un terzo sommergibile, l’Argo, il Tarantini forma uno sbarramento ad ovest di un altro formato dai sommergibili tedeschi U 52, U 94, U 95, U 99, U 101 e U 140.

 

1° dicembre 1940

Tarantini, Argo e Giuliani pattugliano una zona ad ovest di quella assegnata ai sommergibili tedeschi U 43, U 47, U 52, U 94, U 95, U 99, U 101, U 103 e U 140, a ponente del Canale del Nord.

 

2 dicembre 1940

Il Tarantini, insieme all’Argo, avvista all’alba ed attacca il grosso convoglio HX. 90, ma mentre manovra per immergersi e portarsi in posizione di lancio viene avvistato ed assalito a sua volta dalla scorta: è la prima unità ad essere respinta dalla scorta mandata incontro al convoglio ed appena sopraggiunta, mentre già infuriano gli attacchi contro il convoglio da parte di sommergibili tedeschi, che in tutto affonderanno undici navi per 73.958 tsl e ne danneggeranno altre quattro ed italiani e di aerei FW 200 “Condor” della Luftwaffe (che affonderanno una nave). Il Tarantini subisce ventiquattr’ore di bombardamento con ben 106 cariche di profondità lanciate dal cacciatorpediniere Viscount, dalla corvetta Gentian e dallo sloop Folkestone, subisce avarie gravi, che lo costringono a rinunciare all'attacco ed allontanarsi.

4-5 dicembre 1940

Subisce altra caccia antisommergibile della durata di dodici ore, ma senza riportare danni rilevanti.

 

5 dicembre 1940

Il secondo capo nocchiere Sergio Ciotti, che si trova in torretta, viene trascinato in mare da un’onda anomala e scompare nella fortissima burrasca; a nulla valgono le lunghe ricerche del sommergibile.

Il Tarantini viene nuovamente sottoposto a prolungata caccia antisommergibile, per circa dodici ore, senza subire ulteriori danneggiati.

  

L’affondamento

 

Il 9 dicembre 1940 il Tarantini lascia il proprio settore operativo a nordovest dell’Irlanda e fece rotta per tornare a Bordeaux.

Il mattino del 15 dicembre il comandante in seconda Frattura, ripresosi dalle ferite riportate all'inizio della missione e posto al comando della guardia, sale in torretta per dirigere l’avvicinamento e l’imbocco dell’estuario della Gironda, ormai in vista, per poi risalirlo fino a Bordeaux. Alla sua sinistra, Frattura vede il faro di Cordouan; il semaforo e la punta di Soulac risultavano allineati. In torretta, oltre a Frattura, ci sono il comandante Iaschi, due guardiamarina, un radiotelegrafista e tre o quattro marinai.

Il sommergibile imbocca il passaggio meridionale per entrare nella Gironda. A bordo si pensava di essere ormai al sicuro, al termine di una prima difficile missione atlantica. Una volta a terra ci sarebbe stata la licenza natalizia. La moglie del comandante Iaschi si era recata a Bordeaux ed attende il marito in albergo per dirgli che aspetta un bambino, e passare insieme a lui la licenza.

Ad attendere i sommergibili italiani in arrivo a Bordeaux, però, c’è un intero sbarramento di sommergibili britannici, inviati appositamente sul posto: il Thunderbolt, l’Unique, l’Upholder e l’Usk. Il primo dei quattro, al comando del tenente di vascello Cecil Bernard Crouch, non avendo trovato nulla per giorni, si è avvicinato di più alla costa nella speranza di trovare qualcosa, essendo il traffico mercantile più intenso. Qui ha alzato il periscopio e la ricerca avrebbe subito dato i suoi frutti.

Alle 8.35 del 15 dicembre il Thunderbolt, in immersione, avvista nel punto 45°25’ N e 01°23’ O, dodici miglia a sudovest dell’estuario della Gironda, un oggetto che sembrava essere la torretta di un sommergibile. L’unità britannica modifica la rotta per avvicinarsi, ma poco dopo, avvista, sullo stesso rilevamento, anche due pescherecci, che raggiungono la presunta torretta, la quale sembra emettere fumo. Crouch pensa, allora, di essersi ingannato, e che la “torretta” sia in realtà un terzo peschereccio. Tre pescherecci armati, infatti, sono stati già visti in zona, in altre occasioni.

Non intendendo sprecare un siluro per bersagli di così poca importanza, il Thunderbolt, il cui equipaggio è già accorso ai posti di combattimento, cambia nuovamente rotta per tornare nella posizione stabilita per il pattugliamento, ed il suo comandante torna in quadrato ufficiali per fare colazione.

Dopo qualche minuto, però, il comandante in seconda John Samuel Stevens, osservando di nuovo i tre “pescherecci” in avvicinamento. benché la distanza con loro sia già notevolmente aumentata, si rese conto che uno dei tre è davvero, come pensato inizialmente, un sommergibile, fiancheggiato da due pescherecci di scorta armati. Sul Thunderbolt  viene dato l’allarme, ed alle 9.09 Crouch apprezza che il contatto, a 6 miglia per 20° sulla sinistra (o 4,6 km per 110°, sia un sommergibile, il Tarantini, scortato da tre pescherecci armati. Le unità procedono a zig zag con rotta 130°.

In realtà i pescherecci armati, i tedeschi V 401, V 407 e V 409, non scortano il Tarantini, ma il piroscafo francese Chateau Yquem, mentre il sommergibile italiano è privo di scorta. Il Thunderbolt, cambiata rotta ancora una volta, si porta all’attacco e preparò tutti i tubi, ma, quando prima di lanciare Crouch da un’altra occhiata al periscopio, vede che il Tarantini ha cambiato rotta, dando la poppa all'unità britannica. Il sommergibile britannico continua allora ad avvicinarsi a velocità dimezzata.

Quando il Thunderbolt si venne a trovare a 130° di poppa dritta al Tarantini, a circa 3660 metri di distanza, Crouch nota che i pescherecci di scorta sono disposti attorno all’unità italiana proprio come quelli della Royal Navy attorno ai sommergibili britannici, all'inizio di un’esercitazione antisommergibile. Ritenne allora che la loro velocità debba essere attorno ai sei nodi. Fa modificare ancora la rotta di qualche grado, quindi, giunse in posizione idonea al lancio.

Alle 9.20 il Thunderbolt lancia egualmente sei siluri da 3660 metri, ad intervalli di dodici secondi l’uno dall’altro. Mentre sono in corso i lanci, Crouch teme di aver sbagliato nel valutare la velocità del bersaglio, dunque apporta un lieve cambiamento di rotta, accostando di tre gradi a sinistra, prima che gli ultimi tre siluri siano partiti. Una delle armi affiora in superficie per via del mare lungo, ma non è notata.

Quattro minuti dopo il lancio Tarantini viene colpito a poppa da un siluro ed affonda, nel giro di pochi secondi nel punto 45°25’ N e 01°22’ O, due miglia a sudovest dell’estuario della Gironda, portando con sé quasi tutto l’equipaggio. Il comandante Iaschi continua fino alla fine ad impartire ordini al direttore di macchina Augusto Raiteri, che in camera di manovra cerca d’impedire in ogni modo l’ingresso dell’acqua, ma è tutto vano. Quando la poppa tocca il fondo, la prua s’impenna sopra la superficie, poi scompare anch'essa sott'acqua.

Crouch, dopo quattro minuti alza il periscopio per osservare, e teme di aver mancato il bersaglio. Vede un’alta colonna d’acqua levarsi nel cielo, all'impatto del primo siluro, accompagnata dal rumore di un’esplosione. Nei momenti successivi si vide la prua del sommergibile colpito, affiorare dal mare, e cinque minuti dopo sono avvertite altre quindici esplosioni. Il Thunderbolt si allontana indisturbato; nessuno ha visto i siluri, tanto che la perdita del Tarantini è inizialmente attribuita, da parte italo-tedesca, ad una mina. Solo dopo la guerra si sarebbe appresa la verità.

Le unità tedesche giunte in soccorso possono recuperare solo cinque superstiti, tutti tra coloro che si trovano in torretta al momento del siluramento e sono stati sbalzati in mare: quattro tra sottufficiali e marinai, più il comandante in seconda Frattura.

Il comandante Iaschi non sopravvive, così come alcuni degli altri occupanti della torretta e tutti coloro che erano sottocoperta.

I palombari tedeschi ed italiani che s’immergono sul relitto del Tarantini sentono dei colpi battuti contro lo scafo, dagli uomini rimasti intrappolati in compartimenti non allagati del sommergibile. A causa del maltempo – mare mosso e forti correnti di marea – non è possibile fare nulla per salvarli. I colpi contro lo scafo proseguono per due giorni, poi c'è solo il silenzio.

Le vittime sono 51: il comandante Iaschi, altri 4 ufficiali e 46 tra sottufficiali, sottocapi e marinai

Per il Thunderbolt, l’affondamento del Tarantini rappresentò il primo successo. Il comandante Crouch riceve il Distinguished Service Order per l’azione, il suo secondo, tenente di vascello John Stevens,  è decorato con la Distinguished Service Cross, cinque marinai con la Distinguished Service Medal, ed altri cinque ricevettero “menzione”. Il comandante Crouch, per essere riuscito a colpire un sommergibile che gli dava la poppa – bersaglio molto ristretto e difficile da colpire – alla sua prima missione di guerra, si guadagna il soprannome di “Lucky”, il fortunato. La sua fortuna, e quella del Thunderbolt, si sarebbe esaurita il 14 marzo 1943, in Mediterraneo, sotto le bombe di profondità gettate dalla corvetta italiana Cicogna.

Si salvano soltanto cinque persone: l’Uff. in 2ª, T.V. Attilio FRATTURA, e quattro membri dell’equipaggio.

I Caduti del TARANTINI sono:

- Cap.Corv. Alfredo IASCHI, Comandante 
- Cap. GN Augusto RAITERI, Direttore di Macchina
- S.T.V. Francesco BASILE
- S.T.V. Manlio VALCHERA
- G.M. Giorgio CORAZZI
- Ten. GN Francesco TARICCO
- Ten. GN Ernesto VERSA

- C°2ª Enrico ROSSINI
- C°3ª Gioacchino PASTANELLA
- 2°C° Ugo BUCCIOL
- 2°C° Fulvio CAMPOLONGO
- 2°C° Agostino CAVALLO
- 2°C° Sergio CIOTTI (perdutosi in mare il 5 dicembre 1940)
- 2°C° Leonardo COVELLI
- 2°C° Amleto D’ALICIS (o DALICIS)
- 2°C° Carlo GENOVESE
- 2°C° Carmelo MOSCHELLA
- 2°C° Giuseppe RAIMONDI
- Sgt. Romualdo GERENTINI
- Sc. Carmine ABATE
- Sc. Alfonso CARADONNA
- Sc. Angelo CATANIA
- Sc. Gino COCOZZA
- Sc. Alfredo GRASSANO
- Sc. Antonio IVAGHES
- Sc. Angelo LA GRECA
- Sc.
Salvatore MARRA  nato a Nardò il 21/04/1917
- Sc. Agostino MIOTTO
- Sc. Antonio ZUPPELLI
- Com. Giovanni ARPE
- Com. Corrado BALDINI
- Com. Valentino BORGHETTI
- Com. Pasquale BUFALO
- Com. Giorgio CAITA (o CAIRA)
- Com. Salvatore CAMPISI
- Com. Francesco CASSISA
- Com. Giusto CENTINI
- Com. Raffaele CICCARELLI
- Com. Domenico COLOMBO
- Com. Leo Fernando DEL BENE
- Com. Francesco FERRANDO
- Com. Dino LAMPONI
- Com. Calderoro LONGO
- Com. Giovanni MAVIGLIO
- Com. Italo MAZZELLA
- Com. Onofrio MOMMO
- Com. Giuseppe MONGELLI
- Com. Giacomantonio MUCCILLI
- Com. Giuseppe PAPINI
- Com. Francesco PETRACCA
- Com. Antonio ROMANO
- Com. Angelo RUSCONI
- Com. Guido SGATTONI
- Com. Biagio TRAMONTANA
- Com. Giobatta VIGEZZI
- Com. Nello ZAMBELLI
- Com. Aldo ZUNARELLI


ONORE A LORO!

Il comune natale di Salvatore Marra, gli ha dedicato una via alla frazione di  Santa Maria al Bagno.

altro

Il relitto del Tarantini giace oggi sul fondale sabbioso nel punto 43°30'102 N e 001°22'839 O (al largo della Pointe de Grave e di Cap Breton ed a sud del faro di Corduan), a circa 15 (6-7 per altre fonti) miglia dalla costa, ad una profondità compresa tra i 35 ed i 40 metri (i periscopi, alzati, arrivano fino a 20 metri sotto la superficie). Il sommergibile, ricoperto di crostacei e concrezioni, è leggermente sbandato sulla dritta e si trova orientato in direzione sudovest-nordest nell’asse del canale sud della Gironda. La prua è ammaccata, forse per l’urto contro il fondale; la poppa è ridotta ad un informe ammasso di rottami, dilaniata dall’esplosione del siluro che la colpì. Il cannone da 100 mm non è al suo posto, recuperato da palombari tedeschi poco dopo l’affondamento.

REGIO_SOM_TARANTINI.jpg

L’affondamento del Tarantini nel giornale di bordo del Thunderbolt (da Uboat.net):

“0835 hours - In position 45°25'N, 01°23'W sighted an object that was later made out to be the conning tower of a submarine. Later two trawlers were sighted on the same bearing.

0900 hours - Now sighted that the contact was a submarine escorted by three trawlers. Started an attack on the submarine.

0920 hours - Fired six torpedoes. Range was 4000 yards. 4min9sec after firing the first torpedo an explosion was heard. Lt. Crouch was at the periscope and saw a tall column of water rise into the air at the same time. 15 explosions followed the first explosions, some of the would be some of the torpedoes exploding when they hit the bottom at the end of their run and some were most likely depth charges dropped by the trawlers. The trawlers were never in contact and Thunderbolt cleared the area.”

Caratteristiche tecniche:
 

- dislocamento:  1.166 t (in superficie) - 1.484 t (in immersione)

- profondità max. :  100 m - coefficiente di sicurezza: 3 

- dimensioni:   77,05 m (lungh.) - 6,98 m (largh.) - 4,56 m (pescaggio)

- pot. app. mot:  3.420 HP (superficie) - 1.250 HP (immersione)

- velocità max.:  17,8 nd (superficie) - 8,6 nd (immersione)

- autonomia:  

superficie:   1.617 mgl (a 17,8 nd) in carico normale e 3.401 mgl (a 17.8 nd) in sovraccarico;  6.409 mgl (a 8 nd) in carico normale e 13.204 mgl (a 8 nd) in sovraccarico -

immersione:   111 mgl (a 4 nd) - 9 mgl (a 8,6 nd)

- armamento:   8 tubi lanciasiluri da 533 mm (4 a prora e 4 a poppa); 1 cannone da 100 mm/47 cal. ; 2 mitragliere antiaeree binate da 13.2 mm

- equipaggio:  57 uomini, di cui 7 ufficiali.

 

classeLIUZZIIsommergibiliItaliani-196310
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